Il frutto è la manifestazione dell’albero dal quale proviene. Se è succoso, dolce, saporito, ci sta raccontando qualcosa dell’albero, perché tutto ciò che possiede, è un dono dell’albero. L’albero deve essere sano, deve essere ricco di linfa. La semplice osservazione del frutto o del fiore ti permette di dedurre molte cose di quell’albero.
Le parole sono i nostri frutti e dicono molto di noi. Parlano di noi, di quanto l’albero è in armonia o disarmonia con l’esistenza. Come ben sappiamo la guarigione di una pianta non può avvenire agendo sui frutti, foglie o rami, ma deve avvenire attraverso le radici. Guarire una pianta è guarire le sue radici e così deve essere per l’uomo. Guarire le radici è andare alla radice, andare in profondità, abbandonando la superficie per ritornare alla sorgente. Per giungere a questo abbiamo a disposizione uno strumento straordinario: la parola.
Le parole purtroppo hanno perso la loro luce e così il loro potere creativo e curativo.
Man mano infatti che l’uomo si è allontanato dall’ordine divino della creazione, ha progressivamente limitato se stesso e la sua vita nei confini della paura e della sofferenza, condensando “la parola” nelle energie più dense. Di certo, ritmi di vita sempre più veloci da una parte, e l’utilizzo compulsivo della tecnologia dall’altra, hanno aumentato l’abisso dell’illusione rendendo l’uomo sempre più un automa.
La mente in tutto ciò si è eletta a despota nel tentativo di garantirsi il controllo e la sopravvivenza. Ogni giorno lotta per affermarsi in una realtà oscurata dall’ignoranza e dall’arroganza. L’umanità è come un treno fuori controllo che, senza freni, si avvicina alla fine della sua corsa e lo scontro è inevitabile. Una consolidata cecità spirituale ci impedisce così di riconoscere e manifestare la nostra natura Divina.
Anche la “parola” pertanto – snaturata e limitata nella sua espressione di luce e verità – ha perso il suo potere creativo. Ora la parola non é usata per liberare e onorare, ma per controllare e incatenare alla paura. L’uso inconsapevole della parola genera sofferenza e, tanto le nostre relazioni, quanto le nostre vite, ne sono un chiaro esempio. Lo sapevano molto bene i Nativi americani quando affermavano che l’essere umano è stato creato con due occhi ed una sola lingua così da controllare due volte le parole che uscivano dalla sua bocca. Purtroppo – nonostante gli insegnamenti di molti maestri e guide spirituali – non abbiamo ancora compreso che la parola é come un contenitore, inutile forbirla e adornarla all’esterno se all’interno rimane vuota, inutile essere grandi comunicatori nella forma, ma poveri e aridi nel contenuto di amore e verità. La parola ha bisogno di semplicità e umiltà per essere veicolo dell’energia del cuore. Ciò che la “parola” ha perso é il magnetismo, espressione di un cuore allineato a verità e amore. L’allineamento é connessione con la sorgente e connessione è integrità. Di certo non possiamo più voltare le spalle all’esistenza e alla sua magnificenza. L’uomo deve aprire gli occhi alla verità di tutte le cose, guardando l’insieme e non soltanto il suo piccolo pezzo di terra. È richiesto un cambio di coscienza, un salto di ottava, necessario per ri-armonizzare l’essere umano con la vita e con le sue leggi.
Siamo tutti nel viaggio di ritorno
È importante comprendere che la materia è spiritualizzata. Lo spirito permea la materia e nulla di materiale può esistere senza la presenza della forza spirituale. Non è il corpo che contiene l’anima, ma è l’anima che permea il corpo.
Lo scopo originario del corpo e dell’anima infatti – come insieme unificato – è quello di armonizzare la coscienza dalla densità della sopravvivenza materiale alle vibrazioni superiori dell’amore. Questa armonizzazione non è regolata dalle definizioni umane di bene e male, o giusto e sbagliato. Si tratta esclusivamente di portare in armonia vibrazioni disparate e sviluppare coerenza tra due poli, quello della sopravvivenza e quello dell’amore divino. In termini pratici occorre che prima di tutto impariamo a gestire la nostra attenzione nel qui e ora per poter diventare più consapevoli del linguaggio delle frequenze. Lo comprese molto bene Nicola Tesla quando affermò “Per comprendere i segreti dell’universo, bisogna pensare in termini di energia, vibrazione e frequenza.” Solo così possiamo riconoscere la sacra “relazione” che c’è tra coscienza e materia, tra forma e contenuto, tra visibile e invisibile. È questo un processo di distillazione e deprogrammazione che ci aiuta a superare i veli dell’illusione e dell’oblio. È un graduale allineamento di pensiero, parola e azione che ci eleva oltre le sabbie mobili della paura. Rilasciando l’identificazione con la forma viviamo un’espansione della coscienza che si traduce nel vivere coerentemente libertà e verità.
Consapevoli o no, ciò che tutti noi stiamo compiendo é il viaggio di ritorno, ritorno alla casa del Padre che é verità e amore. È un riallineamento con il Respiro della Sorgente Primaria chiamato anche il Para Vach. Nella Bibbia è il Verbo che si è fatto carne; è il Nada delle Upanishad; il Kalma-I-Ilahi o suono interiore del Corano; l’Hu dei Sufi; la Musica delle Sfere della filosofia pitagorica; il Fohat nel Buddhismo e il Kwan-Yin-Tien del misticismo cinese. A prescindere dal suo nome o dalla sua precisa definizione, è la causa prima di ogni suono e luce all’interno del Grande Universo, che a sua volta è la causa prima di tutta la manifestazione. Questa connessione è insita in ciascuno di noi. Tuttavia, il mondo della forma può violare e contaminare questa connessione e sottile vibrazione. Le preghiere, la musica sacra, i canti, i mantra e tutte le vibrazioni armoniche sono gli effetti che controbilanciano questa densità vibratoria, e sono i mezzi più potenti con cui indirizzare e sostenere l’armonia insita nel “brodo” vibratorio in cui viviamo. Il suono della voce di una persona che – in stato meditativo – canta un mantra o un sacro nome della Sorgente Primaria, è molto potente. L’intenzione infatti muove l’energia condensandola nelle molte forme della materia. Più alte sono le frequenze più le forme sono armoniose. Sono molto interessanti gli studi della cimatica sulla relazione tra suono e forma, dimostrando – per esempio – come ogni vocale abbia una sua forma caratteristica, e come la stessa vocale intonata da persone diverse abbia allo stesso modo forme diverse.
Tutto é correlato al livello vibrazionale dell’individuo, che si traduce in uno stato di consapevolezza o inconsapevolezza. Naturalmente intenzioni diverse creano anche forme diverse.
È ciò che ha dimostrato con le sue ricerche il dott. Masaru Emoto sulle molecole d’acqua. Famose sono diventate le foto dei cristalli d’acqua immortalati da Emoto, dopo essere state sottoposte a diversi tipi di “frequenze”, dalla musica classica a quella heavy metal. Le immagini al microscopio mostrano chiaramente come parole di rabbia, odio, rancore creino delle forme disarmoniche e caotiche. All’opposto parole gentili, di gratitudine, amore e compassione, sono in grado di creare delle forme armoniose ed equilibrate.
Per tutti coloro che hanno occhi per vedere, nuove importanti scoperte stanno rivelando le incredibili potenzialità insite nell’essere umano, e solo un cammino di risveglio le può manifestate. In tutto questo la parola ha una importanza fondamentale.
L’azione del mantra sul corpo
Ogni cosa esistente ha una propria vibrazione. La vibrazione è suono e tutte le forme hanno il proprio suono particolare. Il suono ha un potere, si potrebbe infatti riprodurre un oggetto attraverso il suono d’appartenenza come il fuoco, l’acqua, l’aria, la terra, la rabbia, la gioia, la paura ecc. anche l’amore ha un suono. Una vibrazione chiamata mantra – mantra nel buddismo e nell’induismo è una formula sacra o strumento del pensiero – ha un potentissimo suono, una vibrazione che può riprodurre uno stato di coscienza o uno di materia. Bastano una o due sillabe per creare un nuovo stato di coesione della materia con frequenze diverse. Il suono penetra in tutti gli strati dell’essere, nel cuore, nel fegato, nello stomaco, nel cervello, ecc. e nella memoria del corpo elevandolo. Il suo potere accompagna il corpo a ricevere vibrazioni che corrispondono alla frequenza d’amore e luce primordiale. Inizierà allora – piano piano – a vibrare di vitalità rigenerando se stesso in tutte le sue parti, visibili e invisibili. Le vibrazioni opereranno con potere organizzativo, sul subconscio, sull’inconscio, sulla materia, sulle cellule fisiche e mentali. Le vibrazioni prodotte agiranno sulla materia modificandola ed è bene che ne prendiamo consapevolezza.
Chi è che parla?
Ci sono tre livelli di verità e ad ognuno di essi corrisponde un determinato modo di comunicare.
Il primo volto che vedi – quello che chiamiamo maschera – è il volto che invita a farsi guardare. La sua voce è :“Guardami!!!…mi vedi, mi riconosci? Voglio che tu mi riconosca per chi vorrei essere.”
Il secondo livello invece – e questo lo possiamo chiamare verità – è quello nascosto, quello che ha paura di farsi vedere e che si protegge dietro la maschera. La sua voce è: “Non mi ameresti se tu sapessi chi sono. Di certo così come sono non posso piacerti”. La maschera è una protezione illusoria ed è causa di sofferenza. Quando infatti nascondiamo ciò che siamo, quando rinneghiamo ciò che siamo, quando soffochiamo la nostra verità allora confusione, rabbia e insoddisfazione accompagneranno il nostro cammino.
Sotto tutto questo però, sotto a quello strato che cerca di rimanere nascosto c’è un se luminoso, il bambino interiore, il sé senza macchia, l’essere straordinario che ha scelto di incarnarsi e ha preso un corpo. La sua luce si riversa in ogni “parola” con verità e amore, ed é questa luce che vibra e nutre. Questa è la parola che trasforma, cura e crea, perché è autenticità e coerenza.
Le quattro modalità di dialogo da evitare
Più abbracciamo e sperimentiamo una visione olistica della realtà, più siamo in grado di riconoscere e trasformare schemi comportamentali ripetitivi e disfunzionali in scelte più elevate, libere e consapevoli.
Il dott. Wayne Dyer ha evidenziato quattro forme di dialogo che spesso utilizziamo inconsapevolmente, ma che rappresentano dei veri ostacoli alla nostra realizzazione. La prima modalità è di parlare costantemente in termini di mancanza (Per esempio…sarò felice solo quando avrò finito di pagare il mutuo – oppure… sarò felice solo quando cambierò lavoro). Va ricordato che più diamo attenzione a ciò che ci manca, più quella cosa continuerà a mancare. La seconda forma di dialogo consiste nel parlare della nostra vita in termini negativi (Per esempio…Odio questo lavoro! Odio questo luogo dove vivo! Odio questa casa!). Quando non accettiamo qualche cosa della nostra vita in realtà la stiamo trattenendo. Pertanto, se vogliamo cambiare qualcosa, innanzitutto dobbiamo accettarla, comprenderla, entrare in sintonia con essa e con il suo significato più profondo e solo allora possiamo lasciarla andare. La terza forma invece é di credere che nulla può cambierà perché é sempre stato così (Per esempio…sai nella mia famiglia ci sono sempre stati fallimenti, e la mia vita segue lo stesso copione – oppure: “Ho sempre vissuto nel dolore e nella sofferenza: la felicità non è possibile in questa vita”).
La quarta modalità è pensare a quello che gli altri vogliono da noi (Per esempio…sono diventato avvocato perché era il sogno di mio padre, e ora non posso tradire la sua fiducia; oppure…vorrei tanto prendermi qualche momento per me, ma non posso abbandonare la mia famigli) e questo significa continuare a vivere in funzione delle aspettative degli altri.
Queste forme di dialogo sono la voce dell’ego che vive nell’illusione della separazione. Sono labirinti nei quali ci si perde, e che ricreano sempre i soliti percorsi radicati nella sofferenza. È nostro dovere riconoscerne i limiti, integrando un nuovo modo di comunicare, sia con noi stessi che con gli altri.
L’importanza delle pause
Più vi allineate alla verità, più darete attenzione ad ogni singola parola. Nessuno spreco, solo l’essenziale, solo ciò che serve, per una comunicazione semplice e vera.
Noterete come nel vostro modo di comunicare aumenteranno sempre di più gli spazi, i vuoti, le sospensioni, i momenti di silenzio attraverso i quali accogliete l’impulso creativo successivo. Quella sospensione è connessione, è ricezione. Fa bene a chi parla e a chi ascolta. Anche le pause fanno parte della comunicazione. Esistono infatti due linguaggi: quello verbale e quello del silenzio. Ogni suono è limitato in quanto è caratterizzato da spazio e tempo, mentre il silenzio è ovunque, non ha limite spaziale o temporale, e tocca contemporaneamente ogni cosa. L’uno e l’altro possono procedere insieme, armoniosamente, creando una danza, una sinfonia. In questo modo l’uno rafforza l’altro, nello scambio di toni e colori, creando sfumature e possibilità. Chi onora la parola vibra anche nel silenzio. L’uno senza l’altro è come un seme senza un vaso. Solo con l’esperienza e la pratica conseguirete la maestria, la realizzazione, e la co-creazione consapevole della vostra vita. Ricordate, i vostri pensieri e le vostre parole si diffondono come frequenze di energia che agiscono come quelle di un piccione viaggiatore addestrato per consegnare un messaggio – e volano letteralmente fuori dalla vostra testa e dalla vostra bocca per collegarsi a qualsiasi cosa sia in risonanza con esse. Pertanto é importante riconoscere quanto le nostre parole sono un dono prezioso, che non va sprecato o snaturato. Va utilizzato con consapevolezza, e la consapevolezza richiede attenzione e presenza. È chiaro l’invito posto all’ingresso del tempio di Apollo a “Delfi” che dice: “Conosci te stesso”, solo così il tuo cammino prenderà valore e significato. Solo guardando dentro troverai le risposte che ti servono per comprendere ciò che sta fuori.
Tutto può essere elevato
L’invito all’integrazione, non é l’invito al miglioramento. È l’invito all’allineamento: diventare ciò che siete. Solo così la vostra voce sarà la voce dell’anima. Altrimenti continuerete a vibrare nella struttura ereditata che vi conforma a regole esterne a voi, e queste regole soffocano la vostra vera natura.
Vedete, è bene riconoscere che “divenire” è un venire a essere. Ed essere il Vero Sé nella sua espressione sfugge alle regole e ai costrutti della realtà alla quale avete aderito. Voi siete sempre il Vero Sé. L’aspetto di Dio in voi è sempre presente, ma non viene necessariamente espresso. E il voltaggio, o ampiezza, di questa vibrazione deve essere affermato e incarnato perché possa essere affermato nella percezione. Pertanto, come afferma Don Miguel Ruiz nei “quattro accordi, è fondamentale “essere impeccabili con la parola”. Scrive infatti: “Il primo accordo è il più importante e anche il più difficile da mantenere. È così potente che anche solo con la sua energia potrete raggiungere il livello di esistenza che io chiamo – il paradiso in terra”.
La parola non é soltanto un suono, o un simbolo scritto. È una forza, è il potere di esprimere e di comunicare, e quindi di creare gli eventi nella vostra vita. La parola può essere usata per confermare vecchi accordi o per crearne di nuovi in allineamento con la verità. La parola è elevazione, ed elevandovi di vibrazione, l’accordo con la realtà dimensionale in cui esistete si trasforma e voi fate l’esperienza di dove siete in un’ottava superiore. Lo scenario è uguale, ma in un’ottava superiore. Cosa significa? Che la tazza da te sulla tavola continua a essere una tazza da te, ma l’esperienza che fate della tazza è diversa, perché sia voi, sia la tazza ora siete armonizzati in un’ottava superiore. Questa creazione, che è espressione a un livello superiore di vibrazione, rende il mondo che conoscere malleabile alla trasformazione. Siete un “essere molto potente”, solo vi siete dimenticati di esserlo. La parola vi aiuta a ricordarlo, risvegliando ciò che siete sempre stati, che siete ora e per sempre: un essere di luce incarnato.
Grazie per essere stati con me in questo viaggio, buona vita e buon tutto!
Jhonny